sabato 31 luglio 2010

Comunicato del Coordinamento Femminile della Provincia di Imperia


Con questo comunicato, inviato il 30 luglio alle redazioni di vari quotidiani, il Coordinamento Femminile della Provincia di Imperia prende posizione contro il messaggio pubblicitario, volgare e sessista, che dovrebbe rilanciare l'immagine turistica di Sanremo.

COORDINAMENTO FEMMINILE DELLA PROVINCIA DI IMPERIA

COMUNICATO

“Le pupe e il secchiello”, una pubblicità di cattivo gusto per un turismo di bassa qualità.

“Le pupe e il secchiello. Non è reality, è realtà”: tre pupe in succinti bikini e con seni desbordanti, ammiccanti e con atteggiamenti infantili destinati a sollecitare i pruriti di vecchi guardoni. E’ questo il cartellone pubblicitario ideato da un’agenzia pubblicitaria commissionata da Sanremo Promotion con i fondi del Comune per lanciare la nuova immagine turistica di Sanremo e che già molti siti di discussione hanno definito un vero e proprio insulto all’intelligenza e al buon gusto.

E’ stato scelto un messaggio semplicistico, per nulla innovativo e moderno anche dal punto di vista commerciale e comunicativo, e per di più attraverso un chiaro ed inequivocabile grossolano messaggio sessuale che ancora una volta fa mercimonio del corpo femminile spingendosi perfino ad evocare quello infantile.

Questo tipo di comunicazione, che si inserisce in una campagna pubblicitaria costata alla collettività ben 80.000 euro in un momento di crisi in cui la città langue e si tagliano i fondi per eventi di qualità, costituisce un insulto alle ricchezze del patrimonio naturale, artistico e culturale che Sanremo può invece offrire ai suoi visitatori e un’offesa a tutti quei cittadini che lavorano per mantenere alta la qualità della città e del suo turismo.

Per rispetto alla città di Sanremo chiediamo all’Amministrazione Comunale di qualificare la comunicazione sulla città evitando simili immagini stereotipate, banali e volgari, ma puntando sulle peculiarità e sull'identità sanremesi, cogliendo quindi l’occasione di promuovere tutte le bellezze di cui andare fieri.

IL Coordinamento Femminile della Provincia di Imperia

A.I.F.O. , Associazione Italiana Amici di Raul Follereau, Gruppo di Imperia; Casa Africa, Associazione per le Donne e i Minori Immigrati-Imperia; C.I.D. Centro Iniziativa Donne-Sanremo; Comitato Cassandra-Imperia; Coordinamento donne CGIL- Imperia; Coordinamento donnePD-Sanremo; P.E.N.E.L.O.P.E, Donne del Ponente per le pari opportunità-Bordighera; Consigliera Provinciale di Parità

venerdì 30 luglio 2010

Da "laRepubblica.it"


Doveva servire per promuovere la stagione balneare di Sanremo e rilanciare l'immagine turistica della città ligure. In realtà, per il momento, ha creato soltanto polemiche facendo arrabbiare il coordinamento femminile di Imperia. Si tratta di una pubblicità dal titolo "Le Pupe e il secchiello. Non è un reality, è realtà", raffigurante tre donne in bikini, ritratte in spiaggia. "Un vero e proprio insulto all'intelligenza e al buon gusto.", è la dura critica del coordinamento femminile, 'Un grossolano messaggio sessuale che ancora una volta fa mercimonio del corpo femminile

giovedì 29 luglio 2010

"I MONDIALI DEGLI UOMINI" una denuncia della rete maschileplurale

Maschileplurale è una rete di uomini, di diverso orientamento sessuale, appartenenti a gruppi formali ed informali, accomunati dall'impegno nella messa in discussione dei modelli tradizionali dell'"essere maschio", dalla ricerca di percorsi di libertà e dal ripensamento delle relazioni tra i sessi.

È presente a livello nazionale in molte città italiane.

www.maschileplurale.it

I MONDIALI DEGLI UOMINI

Vogliamo rivolgerci agli uomini, e in particolare a tutti gli uomini italiani che attendono con trepidazione l’inizio del campionato mondiale di calcio in Sudafrica.
Migliaia di ragazze africane strappate nei mesi scorsi alle loro case e alle loro famiglie con la violenza, o con l’inganno e il ricatto, vengono messe per strada dalle organizzazioni criminali nelle città sudafricane che ospiteranno nei prossimi giorni le partite del mondiale.
Si tratta di un impressionante traffico di esseri umani, provenienti dai paesi limitrofi al Sudafrica come il Mozambico, finalizzato allo sfruttamento forzato della prostituzione, dell’accattonaggio, della pedofilia e del turismo sessuale.
Come denunciano molte organizzazioni internazionali (U.E., Amnesty) fenomeni analoghi caratterizzano da alcuni anni tutti i grandi eventi sportivi internazionali. Si calcola che ben 40.000 ragazze, tra le quali molte minorenni, furono trasferite con la forza in Germania dai paesi dell’est-Europa in occasione dei mondiali di calcio del 2006.
Anche in Italia ogni anno molte ragazze africane, sud-americane, est-europee etc., arrivano sulle nostre strade come schiave. Il meccanismo è lo stesso: vengono minacciate di morte insieme alle loro famiglie e costrette a prostituirsi per pagare il debito contratto con chi aveva promesso loro l’illusione di un lavoro in un paese più ricco, e quando si rifiutano o, non potendone più, cercano di scappare, vengono picchiate e stuprate anche fino alla morte. Cinquecento sono state le donne, vittime di tratta, assassinate in dieci anni nel nostro Paese.
A milioni (4 secondo alcune statistiche, 10 secondo altre) noi maschi italiani continuiamo ad andare a puttane. Facciamo finta di non accorgerci che gran parte delle volte davanti a noi non c’è una persona che dispone liberamente del proprio corpo e della propria vita e che potrà spendersi quei soldi che le diamo come meglio crede, e così andiamo ad alimentare il mercato e il traffico di esseri umani, di organi, di armi e droga, rendendo sempre più violente e invivibili le nostre città e le nostre stesse vite. Un prezzo davvero troppo alto da pagare e far pagare!
Ma davvero disporre del corpo di una donna non libera è un’esperienza appagante? Davvero abbiamo una percezione così misera dei nostri corpi e della nostra sessualità? Siamo sicuri che solo con il denaro, il potere, la violenza possiamo ottenere quello che cerchiamo e desideriamo nella relazione con una donna (o un uomo o una trans) e con il suo (loro) corpo?
A chi andrà in Sudafrica per i mondiali o a chi pensa di festeggiare una notte magica di vittoria o sfogare la rabbia di una sconfitta con un vero e proprio stupro a pagamento nelle strade delle nostre città, a noi, agli uomini tutti, chiediamo di aprire gli occhi e vedere quali sono le condizioni di vita che spingono tante donne e uomini a fuggire dal proprio paese illudendosi di trovare fortuna in un paese più ricco e trovando, invece, troppo spesso l’orrore, lo sfruttamento, la disperazione, la morte.
A tutti vogliamo dire che si può andare in Sudafrica (o godersi il mondiale in TV o per strada) e tornare a casa alla fine di una giornata di lavoro, di una partita, di un viaggio, senza diventare criminali o complici di tutto questo. Semplicemente rimanendo umani.

Maschileplurale – giugno 2010

CAMPAGNA NAZIONALE CONTRO LA PUBBLICITA' SESSISTA

Coordinamento Femminile della Provincia di Imperia

coordinamentodonne.prov.impe...@gmail.com

18100 Imperia, Via Cascione, 86 (c/o Cespim)

Pubblichiamo il testo della lettera che il Coordinamento Femminile della Provincia di Imperia ha inviato ai Sindaci nonché alla componente femminile delle amministrazioni e dei consigli comunali di 36 Comuni della nostra provincia affinchè aderiscano alla campagna nazionale contro la pubblicità sessista.

L'iniziativa è stata comunicata alle redazioni locali.

Cari saluti a tutte.

La segreteria organizzativa

Oggetto: Richiesta di adesione dell'Amministrazione Comunale alla Campagna Nazionale

"città libere dalla pubblicità offensiva della dignità della donna".

PREMESSO

a.. Il Coordinamento femminile della provincia di Imperia, formatosi nel novembre 2009, è costituito da gruppi di donne che sono impegnate da tempo nelle tematiche riguardanti la parità di genere ed il pieno rispetto della dignità e dei diritti delle donne. Ad oggi ne sono parte Aifo, Casa Africa "Associazione per le Donne e i Minori immigrati, Centro Iniziativa Donne, Coordinamento donne Cgil, Comitato Cassandra, Coordinamento donnePD-Sanremo, P.E.N.E.L.OP.E "Donne del Ponente per le pari opportunità", e Consigliera Provinciale di Parità.

b.. Tra le battaglie del Coordinamento vi è in particolare la lotta alla mercificazione del corpo femminile e all'uso indiscriminato che del corpo delle donne vien fatto, nei media e nella pubblicità. Tale fenomeno svilisce la dignità e consolida quegli stereotipi di genere che mantengono la donna in condizioni di inferiorità in vari settori della vita sociale. Situazione quest'ultima che vede l'Italia agli ultimi posti della classifica internazionale, tanto da essere collocata al 67esimo posto, su 130 Paesi presi in considerazione, in un recente rapporto sulla discriminazione di genere realizzato dal World Economic Forum, dopo Uganda, Namibia, Kazakistan e Sri Lanka.

a.. La Commissione del Parlamento Europeo per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (relazione A6-0199/2008) ha evidenziato come la pubblicità sessista alimenti e consolidi stereotipi di genere determinando un impatto negativo sulla parità.

a.. Il Parlamento Europeo in data 3 settembre 2008, grazie alla mobilitazione di un gruppo di eurodeputate, ha quindi approvato la Risoluzione (2008/2038(INI) "sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini" con cui si invitano gli Stati membri a provvedere con idonei mezzi affinché il marketing e la pubblicità garantiscano il rispetto della dignità umana e dell'integrità della persona e non comportino discriminazioni di genere.

b.. Recentemente il Coordinamento nazionale dell'UDI, Unione Donne in Italia, ha promosso la campagna nazionale "Città libere dalla pubblicità offensiva della dignità della donna" per interpellare comuni, province e regioni circa l'applicazione della predetta risoluzione.

c.. Sono già numerosi i Comuni in Italia che aderendo a tale campagna hanno deliberato di proibire l'affissione di pubblicità sessista sul loro territorio.

Tutto ciò premesso, confidando nella Sua sensibilità,

CHIEDIAMO

che la S.V. voglia adottare tutti i provvedimenti di Sua competenza che riterrà opportuni affinchè nel territorio del Suo Comune venga proibita l'affissione di cartelli pubblicitari che -utilizzando il corpo femminile- offendano la dignità della donna.

Restiamo a Sua disposizione per un eventuale incontro, o per ulteriori chiarimenti.

LETTERA APERTA DELLA SCRITTRICE ALBANESE ELVIRA DONES

Nessun commento superfluo, indipendentemente dall'orientamento
politico di ognuno

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta
al
premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle
"belle
ragazze albanesi". In visita a Tirana, durante l'incontro con Berisha,
il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza
all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo
eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

Oggetto: Lettera aperta della scrittrice albanese Elvira Dones

"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che
lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il
suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care:
"le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese
d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella
lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle
ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine,
di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da
Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle
loro vite violate, strozzate, devastate.

A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola:
puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e
trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un
mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci
italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del
Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni
più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per
gioco o per sfizio.Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un
rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai
madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume
di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei
protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il
titolo “Sole bruciato”. Anni più tardi girai un documentario per la
tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava
Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei.
Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse
le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie
dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente,
solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta
che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in
qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il
miracolo.

E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare
sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le
spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei.
Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste
poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile
transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con
le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di
poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non
ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che
se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per
battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in
cui infuria la polemica Bertolaso , ma si lega profondamente al
pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e
azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni
giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le
ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali
costosi. Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le
donne albanesi.

Merid Elvira Dones

Il mio secondo figlio? Un vizio da fuorigioco

Vi segnalo questo articolo su donne e maternità, donne e politica, ipocrisia
della politica, arretratezza sociale…. Sconfortante.


L'Unità 15 maggio 2010 di Emanuela Valentetutti

Non ero una velina e non ho fatto carriera orizzontale: quando sono entrata in Parlamento l’ho fatto, per così dire, sulle mie sole gambe. Mi ero allenata anni: la laurea in Scienze Politiche, il volontariato negli uffici stampa delle ong, poi i primi lavoretti, collaborazioni giornalistiche e piccole rubriche online. Un onorevole mi aveva notata. Non per le mie gambe né per la mia aria svampita: mi aveva notata perché ero brava, e lui aveva bisogno di una persona come me. Mi ha proposto un contratto a tempo indeterminato, e io ho accettato. Mi piaceva il mio lavoro, sprofondavo ogni mattina nella lettura dei bollettini di Camera e Senato, telefonavo e incontravo dirigenti e responsabili, scrivevo le interrogazioni che poi l’onorevole presentava in Aula.

Mi sentivo soddisfatta. Non credevo, o non volevo e non potevo credere, che un figlio potesse incidere tanto sul mio lavoro. Sette anni di esperienza, di crescita personale e professionale non possono (non dovrebbero) essere cancellati da un test di gravidanza. Una professionalità, la dedizione al lavoro, sette anni di corse la mattina e straordinari la sera, a volte la rinuncia alle vacanze, non possono (non dovrebbero) essere annullati dalla necessità di restare a casa qualche mese. Una persona non può (non dovrebbe) essere considerata socialmente morta come se, oltre che metaforicamente, donasse realmente la vita. Così mi sono sentita quando sono rientrata in ufficio.

Ero stata presente fino a quattro mesi prima, nonostante problemi di salute e la richiesta del ginecologo di restare a casa, e rientravo il giorno stesso in cui il mio bambino compiva il terzo mese. Lo lasciavo a casa con una babysitter sconosciuta, cui affidavo neonato e chiavi dell’appartamento e a cui devolvevo pari pari il mio stipendio. Al nido comunale non avevo diritto, per quello privato ero in lista d’attesa (non li prendono prima dei 6 mesi). Rientro e trovo la ragazza che io stessa avevo scelto per sostituirmi, seduta alla mia scrivania. Non c’è che dire, ha afferrato al volo il concetto “sostituzione”. Mi ritrovo in breve a fare le fotocopie, un giorno mi viene chiesto di ritirare in lavanderia il cappotto della moglie dell’onorevole. Piango ogni sera, ma sono ancora convinta di poter riguadagnare il mio posto, nonostante gli sguardi di rimprovero e nessun saluto ogni qualvolta decido di uscire due ore prima per usufruire del mio diritto di allattamento.

Mi convinco io stessa di essere in depressione post partum e proseguo imperterrita a fare fotocopie, qualche volta a colori. Fino a quando non annuncio di essere di nuovo incinta. Licenziata. Contratto a tempo indeterminato? Tutta la mia bravura e professionalità avevano una terribile falla: in sette anni di lobby e traffici dentro e attorno al Parlamento non mi ero soffermata un attimo a riflettere che, per quanto brava, non facevo parte della casta.

Trovo un altro datore di lavoro, diversa parte politica. Mi propongono di organizzare un convegno politicamente trasversale per discutere il problema donne e lavoro. Le promotrici sono tutte donne senza figli, vedo che non ne capiscono granché ma apprezzo l’impegno e l’altruismo. Grande successo, un appello sul web firmato pure dalla Littizetto. Brava, mi elogiano. Ho lavorato anche da casa, dopo aver fatto il bagnetto e messo a letto i miei piccoli. Penso che in fondo questo paese ha ancora una speranza. «Siamo molto contenti» mi dicono i responsabili «ma sai qui noi abbiamo esigenze particolari, la domenica si fanno i banchetti per la raccolta firme e non esiste neppure il Natale.

Non è un posto di lavoro adatto per chi ha una famiglia, purtroppo è una scelta». «Scusate, ma allora il convegno, tutte quelle storie sul garantire stesse opportunità alle donne?». Beh, quello vale in altri posti di lavoro, non qui al partito. Ah. Mi chiedo perché a mio marito, padre dei miei stessi due figli, non abbiano mai fatto questo discorso. Mi chiedo cosa direbbe la Littizzetto se venisse a sapere che le hanno fatto firmare un appello ingannevole. Mi chiedo anche perché nello stesso partito c’è un condannato che ha diritto a farsi cascare la penna ogni giorno alle 5 per correre a casa in tempo per farsi trovare dalla pattuglia che controlla i suoi arresti domiciliari.

Per la gente che fa lavori normali, ha parenti normali e vorrebbe una vita normale, non c’è garanzia. Per una donna il rispetto dei propri diritti (o anche solo un generico rispetto, di questi tempi) non è più neanche un diritto e neppure una conquista, ma una rarissima magnanima elargizione di cui essere riconoscente. La ragazza che ha preso il mio posto quasi si scusa, mi dice che le dispiace. Non sono una femminista, una post femminista o l’aspirante mamma degli otto fratelli Bradford. Sono solo una donna che ha studiato le leggi e ha imparato che ci sono dei diritti e dei doveri, andrebbero rispettati.

Lettera aperta del coordinamento femminile della provincia di Imperia

N0 ALLA PUBBLICITÀ SESSISTA NEL NOSTRO TERRITORIO

Comunicato stampa del Coordinamento femminile della provincia di Imperia

Anche il Cordinamento femminile della provincia di Imperia si unisce alla protesta del gruppo "donne pensanti.net", già pubblicata dal quotidiano La Stampa, contro il cartellone pubblicitario di recente comparso sulla parete di uno stabilimento balneare a Sanremo.

Si tratta di una foto volgare che veicola un messaggio offensivo e svilente della dignità della donna, utilizzando la mercificazione del corpo femminile per veicolare un messaggio di tipo pubblicitario.

Ricordiamo a questo proposito che anche il Parlamento Europeo, in una sua Risoluzione sull'impatto del marketing e dalla pubblicità emanata il 3 settembre 2008, " invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a lanciare campagne di sensibilizzazione contro gli insulti a sfondo sessista o le immagini degradanti della donna e dell'uomo nella pubblicità e nel marketing ... ... considerando che messaggi pubblicitari degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria...Ed inoltre " per evitare di perpetuare stereotipi di genere, occorre la partecipazione dell'intera società, in quanto si tratta di una responsabilità che dovrebbe essere condivisa tra tutti i soggetti"

Ci piace infine ricordare le parole del Presidente Giorgio Napolitano che in un recente convegno Donne in Tv e nei media ha affermato che "Uno stile di comunicazione che offende le donne ne può offrire contesto favorevole per atti di violenza",sottolineando la necessità improrogabile di"porre argine all'immagine di una donna ornamentale, vista come un bene di consumo, che ha alla base un evidente disprezzo della dignità femminile".

In conformità a questo appello del Parlamento Europeo e del nostro Presidente della Repubblica, intendiamo anche noi farci carico della responsabilità di combattere gli stereotipi sessisti ed offensivi, aderendo con i tanti altri gruppi femminili ad una campagna contro la pubblicità irrispettosa della dignità femminile.

Dichiariamo che la nostra prima iniziativa sarà quella di chiedere ai Comuni della nostra provincia di mettere in atto le azioni richieste dal Parlamento Europeo, in primis quella di non affiggere pubblicità a sfondo sessista che utilizzino il corpo femminile come messaggio pubblicitario.

Il Coordinamento Femminile Provincia di Imperia

AIFO, Casa Africa, Cgil, Cid, Comitato Cassandra, Donne PD, Penelope, Consigliera di Parità

NO ALLA PUBBLICITA' SESSISTA SUL NOSTRO TERRITORIO

N0 ALLA PUBBLICITÀ SESSISTA NEL NOSTRO TERRITORIO

Comunicato stampa del Coordinamento femminile della provincia di Imperia

Anche il Cordinamento femminile della provincia di Imperia si unisce alla protesta del gruppo "donne pensanti.net", già pubblicata dal quotidiano La Stampa, contro il cartellone pubblicitario di recente comparso sulla parete di uno stabilimento balneare a Sanremo.

Si tratta di una foto volgare che veicola un messaggio offensivo e svilente della dignità della donna, utilizzando la mercificazione del corpo femminile per veicolare un messaggio di tipo pubblicitario.

Ricordiamo a questo proposito che anche il Parlamento Europeo, in una sua Risoluzione sull'impatto del marketing e dalla pubblicità emanata il 3 settembre 2008, " invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a lanciare campagne di sensibilizzazione contro gli insulti a sfondo sessista o le immagini degradanti della donna e dell'uomo nella pubblicità e nel marketing ... ... considerando che messaggi pubblicitari degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria...Ed inoltre " per evitare di perpetuare stereotipi di genere, occorre la partecipazione dell'intera società, in quanto si tratta di una responsabilità che dovrebbe essere condivisa tra tutti i soggetti"

Ci piace infine ricordare le parole del Presidente Giorgio Napolitano che in un recente convegno Donne in Tv e nei media ha affermato che "Uno stile di comunicazione che offende le donne ne può offrire contesto favorevole per atti di violenza",sottolineando la necessità improrogabile di"porre argine all'immagine di una donna ornamentale, vista come un bene di consumo, che ha alla base un evidente disprezzo della dignità femminile".

In conformità a questo appello del Parlamento Europeo e del nostro Presidente della Repubblica, intendiamo anche noi farci carico della responsabilità di combattere gli stereotipi sessisti ed offensivi, aderendo con i tanti altri gruppi femminili ad una campagna contro la pubblicità irrispettosa della dignità femminile.

Dichiariamo che la nostra prima iniziativa sarà quella di chiedere ai Comuni della nostra provincia di mettere in atto le azioni richieste dal Parlamento Europeo, in primis quella di non affiggere pubblicità a sfondo sessista che utilizzino il corpo femminile come messaggio pubblicitario.

Il Coordinamento Femminile Provincia di Imperia

AIFO, Casa Africa, Cgil, Cid, Comitato Cassandra, Donne PD, Penelope, Consigliera di Parità

E' nata l'enciclopedia delle donne.. un fiore di mimosa all'occhiello

E' nata «l'Enciclopedia delle Donne/ Specchio delle dame».

Una bella compagnia di autrici e autori (anche delle
celebrità!) saluta il varo dell'Impresa. Non c'è gerarchia, non c'è
fine
pesatura, è solo l'inizio: per il momento, in ordine sparso, ci sono:
tre
biologhe, due operaie, tante filosofe, due mondine, tre cantanti, due
matematiche, due torere, due segretarie e poi regine, balie, artiste,
domestiche, letterate, antifasciste, maestre, sindacaliste, teologhe,
industriali, pacifiste, filantrope, fotografe, avventuriere,
soubrette..
Mettila fra i tuoi preferiti:
www.enciclopediadelledonne.it

e poi
pronunciati, chi ci vuoi tu nell'Enciclopedia delle donne?
Partecipa alle
Primarie per proporre le tue candidature:
http://specchiodelledame.blogspot.com/
Inoltra questa mail e invita tutti alla
festa.
un abbraccio e buon 8 marzo!

rossana di fazio margherita
marcheselli
e tutte le enciclopediste e
colleghi!

Adesione del Comitato Cassandra "IO NON COMPRO GLI AGRUMI DI ROSARNO"

Buongiorno.
E' vero,si " parla" tanto e male,degli immigrati.Ma NESSUNO parla di quei coltivatori o aziende,che danno loro lavoro,IN NERO!!!! PERCHè NON SI VA ANCHE A VEDERE QUESTE COSE! Se le aziende avessero messo in regola queste persone,perchè di persone si tratta,oggi non si troverebbero in queste condfizioni! Andiamo a "punire" ancher queste aziende,sono italiane vero? ed allora dovrebbero saperle certe cose,ma è più semplice far finta di niente,fino a quando va. ora che è scoppiato il caos, dove sono questi italiani "puri" e " buoni" di animo che dicono di aver tolto loro la fame! Perchè nessuno ce li fa vedere! Perchè nessuno li intervista! Perchè non si dicono i nomi di queste aziende!

Sono d'accordo: non compriamo il loro prodotto.

Non so se è possibile:ma sarebbe interessante che qualcheduno potesse rispondere alle mie domande,ma credo siano le domande di molti. Come si può fare? Da italiana esigo conoscere quelle aziende che hanno violato le leggi italiane,sulla occupazione, ed hanno prodotto lavoro nero!
una caro saluto.

NO ALLA VIOLENZA RAZZISTA

LE DONNE DICONO NO ALLA VIOLENZA RAZZISTA.

BOICOTTIAMO LE ARANCE INSANGUINATE DELLA 'NDRANGHETA

CAMPAGNA "IO NON COMPRO GLI AGRUMI DI ROSARNO"

LA CHIESA LASCI IN PACE IL CORPO DELLE DONNE – DI DON ENZO MAZZI

da: il manifesto di lunedì 3 agosto 2009

Scomunica, censura, peccato mortale, inferno, dannazione eterna:
parole di un altro tempo, anzi di un altro mondo, il tempo della
teocrazia, il mondo del dominio del sacro. Quelle minacciose parole
sono state usate di nuovo in questi giorni da cardinali e monsignori
in relazione al via libera dell’Agenzia del farmaco per la pillola
abortiva Ru486. Lo stesso cardinale Bagnasco in una intervista al
quotidiano dei vescovi italiani di domenica scorsa ribadisce la
scomunica, "come medicina in chiave pedagogica" (bontà sua!), per chi
compie l’aborto o anche solo collabora ad esempio vendendo o
somministrando la pillola abortiva.

Costa fare affermazioni drastiche e ripeterle ogni volta. Ma lo
sgomento è troppo grande. Il potere ecclesiastico amministra le paure
che l'uomo e la donna hanno di fronte alle pulsioni della vita e su
tale paura e sui sensi di colpa edifica il proprio autoritario
paternalismo. Tutti sanno bene quanto ciò sia vero. Manca a molti il
coraggio di dirlo apertamente.

Cari "crociati della vita", laici, teologi, prelati e papi, pretendete
di sedere in cattedra e di insegnare etica, ma forse è meglio che
impariate prima il vocabolario essenziale dell'etica il quale per
tanta parte è iscritto nella memoria e nella saggezza secolare delle
donne.

La Chiesa, nata dal Vangelo, dovrebbe ispirarsi sempre alla “buona
notizia” annunciata da testimoni senza potere e rivolta ai poveri.
Purtroppo da Costantino in poi si è creata una rovinosa divaricazione.
E’ nata la Chiesa del potere. Nell’epoca della secolarizzazione questa
Chiesa, privata ormai degli strumenti politici e culturali che nel
Medioevo le assicuravano il dominio globale sulla società, ha
individuato una specie di vuoto di spiritualità e di valori etici e
lì, in quello spazio non coperto dalla tecnologia, dal mercato e dalla
democrazia, hanno costruito il proprio fortino. Quel vuoto lo sentiamo
tutti. Ma sentiamo anche che ci sono nell’umanità e in ciascuno di noi
le energie per colmarlo e c’è la memoria della saggezza che nei
millenni ha accompagnato il cammino umano.

Il Vangelo è parte di questa memoria di saggezza a cui è possibile
ancora oggi alimentare la ricerca. Per questo molti cattolici critici
verso la Chiesa del potere non rompono i legami per non lasciare che
la ricchezza del Vangelo, e della tradizione che lo ha mantenuto vivo
nei secoli, sia monopolizzata totalmente dalle gerarchie. E’ così, in
particolare, per la comunità di base.

L’intervento delle gerarchie deprime le energie umane. Ci vogliono
eterni bambini o meglio pecore belanti. L’elemento culturale su cui
oggi si fonda il paternalismo ecclesiastico è la “verità perenne della
natura” di cui la gerarchia avrebbe la chiave. Non c’è niente di tutto
questo nel Vangelo. Anzi il Vangelo è un grande messaggio di
valorizzazione della creatività dello Spirito che anima costantemente
la ricerca umana e la conduce ben oltre la cosiddetta etica naturale
codificata. Ed è anche una denuncia forte dei soprusi che provengono
dalle cattedre di verità. Gli uomini che stavano lapidando una
adultera erano molto religiosi, si appellavano a Dio creatore e
rivelatore e alla sua legge, era Dio stesso che imponeva di
considerare l’adulterio un atto contro la verità della natura, la loro
mano era mossa dalle cattedre di verità di quel tempo. Gesù li freddò
con una frase che dovrebbe freddare anche oggi le gerarchie
ecclesiastiche: “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra,
nessuno ti ha condannata, nemmeno io ti condanno”.

Come il Sabba fu lo strumento inquisitorio della caccia alle streghe
così oggi si usa l’aborto per accendere nuovamente i roghi delle
donne. Un passo avanti si è fatto: è sparito il rogo fisico. Ci si
contenta di riproporre la condanna penale dell’aborto. Ma il risultato
culturale e politico è sempre lo stesso: l’annullamento della
soggettività femminile come soluzione finale per il dominio moderno
sulla natura e sulle coscienze. La donna che ha potere sulla vita è in
sé una concorrente pericolosa di ogni sistema di dominio, non solo di
quello religioso.

Quando il potere ecclesiastico arriverà a chiedere perdono alle donne
di tutti i misfatti compiuti contro le loro coscienze fin dalla più
tenera età, contro i loro corpi, i loro uteri, la loro capacità
generativa e creativa, allora e solo allora sarà credibile nel suo
parlare d'aborto e di difesa della vita.

Quando il potere ecclesiastico avrà compiuto una riparazione storica
facendo spazio alla visione femminile di Dio, della Bibbia, di Cristo,
della fede e della vita della Chiesa, allora potrà intervenire
credibilmente sull'etica della vita. Ma in quel momento si sarà
dissolto come "potere".

Credetemi, sarà un bel giorno. Merita lavorare perché si avvicini.

Caro Enzo, non soltanto alle donne il "potere" ecclesiastico dovrà
chiedere perdono per essere "credibile"..

Comunque noi siamo con te perchè quel giorno si avvicini.

LA PILLOLA ABORTIVA, ANCORA GUERRA SUL CORPO DELLE DONNE

"La pillola RU486 deve essere somministrata solo in regime di
ricovero ordinario". È quanto chiede il Ministro del Lavoro, della
salute e delle politiche sociali all'Agenzia italiana del farmaco. Il
ministro Sacconi ha firmato una richiesta al Consiglio di
Amministrazione dell'Aifa perchè riconsideri la delibera sulla base di
quanto emerso dall'indagine della Commissione sanità del Senato e
quindi di aggiungere «solo con ricovero ordinario» per evitare che la
pillola sia assunta al di fuori di quanto prescrive la legge 194.
Insomma continua la guerra del governo alla pillola che è usata in
tutta Europa. In pratica il governo vuole che l'Aifa torni indietro
rispetto alle decisioni già assunte.

La nota del ministro, peraltro attesa, è fonte di nuove polemiche,
sorte subito all'indomani della decisione della commissione Sanità di
Palazzo Madama di chiedere uno «stop precauzionale» all'immissione in
commercio della pillola abortiva Ru486. Il Partito Democratico attacca
Governo e maggioranza e indica, a suo dire, il vero obiettivo di
questa azione prevaricatrice»:impedire la commercializzazione del
farmaco abortivo e arrivare, di fatto, a una modifica della legge 194
sull'interruzione volontaria di
gravidanza.

«Il ministro Sacconi ed il sottosegretario Roccella - dice Livia Turco
del Pd - mettono in scena una prevaricazione mai vista della
politica sulla competenza tecnica, stravolgendo tra l'altro la legge
194. In tutto ciò la salute delle donne non c'entra. Mi auguro che
l'aifa continui a dare prova di autonomia di giudizio e respinga
questa inaccettabile prepotenza. Basta con gli equivoci. Il ministro
Sacconi e il sottosegretario Roccella stanno impedendo l'utilizzo
della pillola Ru486 in modo surrettizio con il pretesto della salute
delle donne e il rispetto della stessa 194 sull'aborto che non prevede
l'obbligo del ricovero».
Tratto da "L'UNITA'" del 27 novembre

Quale ruolo per la donna nella società dei consumi?


incontri sulle

TEMATICHE DEL MONDO FEMMINILE



primo incontro



La mercificazione del corpo della donna
nei media e nell’industria del sesso



quale ruolo per la donna nella società dei consumi?

nuove opportunità o nuove forme di schiavitù?





Sanremo , domenica 29 novembre 2009



alle ore 10,00 presso la sala del Melograno, via Marsaglia







Partecipano





Casa Africa, Centro Iniziativa Donne (CID), Comitato Cassandra, Coordinamento Donne-PD Sanremo, Donne del Ponente per le Pari Opportunità (P.E.N.E.L.O.P.E), Angela Alborghetti (Confesercenti Sanremo), Costanza Florimonte (Segreteria Provinciale Cgil ), Daniela Cassini (Consigliera Comune di Sanremo), RAFFAELLA ROGNONI (V. CONSIGLIERA PARI OPPORTUNITÀ PROVINCIA IMPERIA), SANDRA MACCHIARINI ( PSICOTERAPEUTA)





Nel corso dell’incontro verranno proiettate alcune parti del documentario

“Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo

POVERO CRISTO!

Paolo Farinella: Povero Cristo! di Paolo Farinella,
prete

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Paolo

Povero Cristo! di Paolo Farinella,
prete
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Oggi alle 13.04

Genova 5 novembre 2009. – I giornali del giorno 5 novembre 2009, riportano
la foto di Berlusconi che tiene in mano un Crocifisso, abbastanza grande. Le
cronache dicono che glielo abbia dato il prete di Fossa, nell’ambito della
consegna delle case. Se c’è una immagine blasfema è appunto questa: colui che ha
varato una legge incivile contro i «cristi immigrati», che parla di «difesa dei
valori cristiani». Un prete che consegna il crocifisso a Berlusconi è uno
spergiuro come e peggio di lui. Povero Cristo! Difeso da una massa di ladroni
che non solo lo beffeggiano, ma lo crocifiggono di nuovo con la benedizione del
Vaticano, che per bocca del suo esimio segretario di Stato, ringrazia il governo
per il ricorso che presenterà alla Corte di appello di Strasburgo.

Possiamo dire che c’è una nuova «Compagnia di Gesù» fatta di corrotti,
di corruttori, di ladri, di evasori, di mafiosi, di alti prelati còrrei di
blasfemìa e di indecenza, di atei opportunisti, di cultori di valori e
radic(ch)i(o) cristiani … chi prepara la croce, chi le fune, chi i chiodi, chi
le spine, chi l’aceto … e i sommi sacerdoti a fare spettacolo ad applaudire.
Intanto sul «povero Cristo» di nome Stefano Cucchi, morto per mancanza di
«nutrizione e idratazione», da nessuno è venuta una parola di condanna verso i
colpevoli di omicidio, nemmeno dai monsignori che hanno gridato «assassino» al
papà di Eluana Englaro.

Povero Cristo, difeso dai preti come
suppellettile e raccoglitore di polvere nei luoghi pubblici e da tutti
dimenticato come Uomo-Dio che accoglie tutti e dichiara che sono beati i poveri,
i miti, coloro che piangono, i costruttori di pace, i perseguitati, gli
affamati! Povero Cristo, difeso dagli adoratori del dio Po e di Odino che ne
fanno un segno di civiltà, mentre lasciano morire di fame e di freddo poveri
sventurati in cerca di uno scampolo di vita. Povero Cristo, difeso dalla
“minestra” Gelimini che trasforma il Crocifisso in un pezzo di tradizione “de
noantri”, esattamente come la pizza, il pecorino, i tortellini. Povero Cristo,
difeso da Bertone che lo mette sullo stesso piano delle zucche traforate.

Povero Cristo! Gli tocca ringrazia la Corte di Strasburgo, l’unica che
si sia alzata in piedi per difenderlo dagli insulti di chi fa finta di onorarlo.
Signore, pietà!

Guardando a quel Cristo che è il senso della mia vita di
uomo e di prete, ho la netta sensazione che dalla sua comoda posizione di
inchiodato alla croce, dica: Beati voi, difensori d’ufficio … beati voi che ho i
piedi inchiodati, perché se fossi libero, un calcio ben assestato non ve lo
leverebbe nessuno.

[Domenica pubblico su la Repubblica/Il Lavoro di
Genova un pezzo con argomenti pertinenti a favore della sentenza della Corte]

L'immagine delle donne Comunicato dell'associazione P.E.N.E.L.O.P.E.

Siamo un gruppo di cittadine italiane – non ci importa se più belle
che intelligenti o più intelligenti che belle – indignate e umiliate
dal disprezzo verso la dignità femminile mostrato ancora una volta dal
presidente Berlusconi .
Sta passando, anche attraverso le fiction del regime televisivo
berlusconiano, un modello culturale, un’immagine di donna che vale
solo per la propria bellezza fisica e che per affermarsi deve vendere
il proprio corpo .
Una vera anomalia italiana! mentre fuori dall’Italia, quattro donne in
tre giorni hanno vinto il Nobel!!
Ma più grave ancora è lo stereotipo che viene fuori dalle cronache di
questi mesi, per il quale le donne sono oggetto di compiacimento
verso i potenti e il loro corpo diventa merce di scambio per favori e
carriere.
Il vistoso scambio tra sesso, potere e denaro, è il degrado della
politica.
Non possiamo più accettare questa politica dove c’è un mix di veline,
escort, europarlamento, Governo...
Ed è segno evidente di questo enorme problema politico il silenzio di
Mara Carfagna sull’offesa del premier a Rosy Bindi: dalla Ministra per
le Pari Opportunità avremmo voluto come minimo una dichiarazione di
scuse alla donna vice presidente della Camera!
Apprezziamo e condividiamo invece la dichiarazione pubblica di Rosy
Bindi:
“Non ne posso più di assistere a questi attacchi indecorosi che vanno
avanti da mesi contro le donne.... Questo Presidente del Consiglio ha
una concezione strumentale delle donne, veicola messaggi pericolosi a
questo Paese. E’arrivato il momento di dire basta, di ribellarsi. Mi
hanno molto colpito i messaggi di solidarietà e lo sdegno della gente,
vorrei che si trasformasse in un movimento di vigilanza in difesa
delle regole della democrazia”.
Ha ragione Rosy Bindi: dobbiamo ribellarci.
Noi di “PENELOPE” ci impegneremo a fare rete con tutti i gruppi e i
movimenti femminili per mobilitarci anche in nome della democrazia e
dei diritti.
Basta! riprendiamoci la nostra dignità di donne, i nostri diritti di
donne!

Assoc. P.E.N.E.L.O.P.E. - Donne del Ponente per le Pari Opportunità

DIFENDERSI DAL CANCRO

Cancro al seno: informazioni util
Date: Fri, 2 Oct 2009 22:19:08 +0200

Il cloridrato di alluminio sarebbe la causa di numerosi cancri al seno.
Una specialista in biologia cellulare, la Signora Gabriela Casanova
Larrosa dell'università in Uruguay ha scritto questa spiegazione
sulle origini del cancro al seno:

Qualche tempo fa ho assistito ad un seminario che trattava del cancro
al seno. Al momento delle domande-risposte, ho chiesto perché
l'ascella è il posto dove si sviluppa maggiormente un cancro al seno.
Allora non ho ricevuto risposta alla mia domanda, ma ho appena
ricevuto una lettera che risponde alla mia domanda, e desidero
condividerlo con voi.

La causa principale del cancro al seno è l'utilizzo di ANTI-TRASPIRANTI.

La maggioranza dei prodotti sul mercato sono una combinazione di
anti-traspiranti e deodoranti.

Guardate, la composizione dei prodotti che avete in casa. Se ce ne
sono che contengono cloridrato di alluminio (anche i deodoranti)
bisogna buttarli via e trovare altre marche che non hanno componenti a
base di alluminio. Ce ne sono sul mercato..

Eccovi una spiegazione molto semplice:
Il corpo umano ha solo poche zone suscettibili di eliminare le tossine :
dietro alle ginocchia, dietro alle orecchie, tra le gambe e le ascelle.
Le tossine vengono eliminate sotto forma di sudorazione. Gli
anti-traspiranti impediscono questa sudorazione, quindi EVITANO la
missione del corpo che consiste nell'eliminazione delle tossine
attraverso le ascelle.
Queste tossine non scompaiono. Sono trattenute nelle ghiandole
linfatiche che si trovano sotto alle braccia.

La maggioranza dei cancri al seno iniziano in questa regione superiore
al seno.
Gli uomini sono meno suscettibili di sviluppare questo tipo di
malattia perché anche se utilizzano anti-traspiranti, questi vengono
trattenuti in superficie dai peli delle ascelle e non vengono
applicati direttamente sulla pelle.
Le donne che si rasano sotto le ascelle accrescono il rischio di
piccole ferite causate dalla lametta e applicando questo prodotto
subito dopo la rasatura permettono ai prodotti chimici di penetrare
più facilmente nel corpo.

Per favore, informate tutte le donne e gli uomini che conoscete !
Il cancro al seno prende proporzioni veramente allarmanti!

Se con questa nota, possiamo evitarne qualcuno..

Grazie

Per favore, permettete a questa nota di continuare a fare il giro del
mondo !

È la nostra candela per la lotta contro il cancro.
10/9/2009 - NUOVI ORIZZONTI PER LE DONNE IN ETA' FERTILE
Arriva "Klaira", la prima
bio-pillola anticoncezionale

Rilascia una sostanza identica a quella liberata normalmente
dall'organismo: alta tollerabilità e sicurezza
Sbarca in Italia una nuova pillola contraccettiva naturale, in quanto
rilascia estradiolo, lo stesso ormone prodotto dal corpo femminile.
«Bio» perchè, dopo mezzo secolo di ricerche, si è sostituito il
derivato sintetico - l’unico utilizzato finora - con una sostanza
esattamente identica a quella liberata normalmente dall’organismo. Il
prodotto, che si chiama Klaira, è stato presentato in occasione del
congresso della Società europea di ginecologia che si apre oggi a
Roma.

«È una pillola che apre nuovi orizzonti per le donne in età fertile -
ha sottolineato Alessandra Graziottin, direttore del Centro di
ginecologia e sessuologia medica dell’ospedale San Raffaele Resnati di
Milano - infatti il buon controllo del ciclo mestruale, abbinato a
un’elevata sicurezza contraccettiva, a un’alta tollerabilità e a un
ridottissimo impatto metabolico, rendono Klaira una valida scelta a
tutte le età».

Ma come agisce l’innovativo prodotto? «Con un mix a dosaggio
flessibile di estradiolo valerato - ha spiegato Franca Fruzzetti,
ginecologa dell’ospedale Santa Chiara di Pisa - e dienogest, un
progestinico già ampiamente impiegato con successo per il suo potente
effetto sull’endometrio. Ogni confezione è composta da 28 compresse:
26 a base dei due ormoni, variamente combinati, più due placebo, così
da assicurare un’assunzione continuativa e ridurre le dimenticanze».

La pillola «bio» è capostipite di una nuova classe di
estroprogestinici per via orale, con potenzialità del tutto peculiari.
«Per la prima volta, inoltre - ha evidenziato Vincendo De Leo,
ginecologo dell’università di Siena - sono disponibili dati clinici di
sicurezza contraccettiva e tollerabilità in tutte le fasce d’età
fertile, dai 18 ai 50 anni», mentre gli studi sui prodotti attualmente
disponibili si limitano a studiare le donne al massimo fino ai 40
anni. «Il 79% delle pazienti arruolate in uno studio di confronto - ha
aggiunto l’esperto - si dichiara soddisfatto di questo nuovo
contraccettivo e l’aderenza al trattamento è risultata del 97%».

E se le italiane, da sempre scettiche nei confronti della
contraccezione ormonale, «chiedono spessissimo al proprio ginecologo
"qualcosa di più naturale", di più familiare, che rispetti i bioritmi
e che il loro corpo riconosca, oggi hanno una nuova alleata». Klaira è
disponibile da settembre in 20 Paesi europei. Si trova da oggi nelle
farmacie italiane dopo il lancio, nelle settimane scorse, in Germania,
Inghilterra e altri Stati.

lunedì 12 luglio 2010


"Italian Women Rise Up" - NYTimes



Articolo di Chiara Volpato (docente di psicologia sociale all'Università di
Milano) pubblicato dal New York Times il 26 agosto 2009 e riportato nella
traduzione italiana da L’Unità.

*
*

*Le donne italiane insorgono*

Fuori dell'Italia molti sembrano dare per scontato che il primo ministro
Silvio Berlusconi riesce a farla franca malgrado i suoi comportamenti
sessisti perche' gli uomini li perdonano e le donne, quanto meno, li
tollerano. Ma le cose non stanno piu' cosi'. Oggi ci sono due Italie: una ha
assorbito l'ideologia berlusconiana vuoi per interesse personale vuoi per
incapacita' a resistere ai suoi enormi poteri di persuasione; l'altra sta
reagendo. Era ora. Il comportamento di Berlusconi e' stato oltraggioso.
Quando una studentessa gli ha chiesto consiglio sui suoi problemi economici,
le ha suggerito di sposare un uomo ricco come suo figlio. (Berlusconi ha poi
detto che stava scherzando.) Ha fatto commenti pesanti sulla bellezza delle
candidate parlamentari del suo partito e ha inserito delle divette nel
governo. Al ministero delle Pari Opportunita' ha designato una ex modella
con cui aveva pubblicamente flirtato. Questa primavera sua moglie lo ha
accusato di frequentare delle minorenni e ha chiesto il divorzio.

Ma perche' gli italiani sopportano tutto questo? Al confronto degli altri
Paesi europei, in Italia le idee conservatrici sono dure a morire in parte
per la nostra famosa cultura patriarcale, ma anche a causa dell'enorme
influenza della Chiesa Cattolica, la cui ingerenza sociale e politica negli
affari dello Stato sembra essersi fatta ancora piu' pesante da quando
Berlusconi e' diventato primo ministro nel 1994. (La chiesa, ad esempio, ha
minacciato di scomunicare i medici che prescrivono la pillola abortiva e le
pazienti che la usano.) Inoltre in Italia la discriminazione su base
sessuale si e' dimostrata piu' resistente che nel resto d'Europa. L'Italia
figura al 67esimo posto su 130 Paesi presi in considerazione in un recente
rapporto del World Economic Forum sul Global Gender Gap Index tanto da
essere superata da Uganda, Namibia, Kazakistan e Sri Lanka. Secondo l'OCSE
poco meno della meta' delle donne italiane hanno un lavoro rispetto ad una
media generale di due terzi. Al tempo stesso gli uomini italiani hanno 80
minuti in piu' al giorno di tempo libero - la differenza maggiore tra i 18
Paesi presi in considerazione. Cio' si deve probabilmente al tempo in piu'
che le donne italiane dedicano ad un lavoro non pagato: la pulizia della
casa. Non deve sorprendere, quindi, se molte donne italiane non se la
sentono di assumersi l'ulteriore peso consistente nell'allevare dei figli.
Di conseguenza l'indice di natalita' del Paese e' straordinariamente basso.
I media italiani aggravano questa triste realta' presentando un quadro delle
donne incomprensibile al resto d'Europa. Le emittenti televisive private
hanno iniziato a trasmettere immagini di donne poco vestite e di bellezze
silenziose che fungono da soprammobili mentre uomini piu' anziani e vestiti
di tutto punto conducono gli spettacoli. (Vale la pena sottolineare che
Berlusconi e' proprietario dei principali canali televisivi privati.)

Le conseguenze di anni di lavaggio del cervello sono sotto gli occhi di
tutti: una recente ricerca ha evidenziato che tra le adolescenti la
principale ambizione e' diventare velina. Alle giovani donne e alle ragazze
si insegna che il loro corpo, e non le loro capacita' e conoscenze, e' la
chiave del successo. Al contempo il sessismo esibito in televisione
consolida le idee scioviniste tra i ceti culturalmente piu' deboli della
popolazione. I ricercatori che studiano la oggettivazione e mercificazione
del corpo femminile non debbono fare altro che osservare l'Italia per vedere
le tristi conseguenze di questo fenomeno. I ritratti delle donne fanno
venire in mente i momenti piu' bui del passato del Paese. Durante il
fascismo, nella prima meta' del ventesimo secolo, abbondavano le immagini
denigratorie delle popolazioni delle colonie italiane in Africa. Le donne
venivano ritratte come oggetti sessuali e gli uomini come nemici barbari.
Negli ultimi anni, con l'afflusso di immigranti in Italia, sono tornati in
auge questi rozzi stereotipi. Basti un esempio: il capo della Lega Nord,
Umberto Bossi, ha chiamato gli immigranti "bingo bongo". Questi
atteggiamenti in parte riflettono i sentimenti di insicurezza economica e
sociale aggravatisi nell'ultimo decennio circa. Le risposte a queste
realta', *vale a dire il sessismo e il razzismo, sono i due rovesci della
stessa medaglia. *

Di questi tempi ci sono tuttavia segni di cambiamento. Le italiane stanno
denunciando il comportamento sessista di Berlusconi con una serie di
strategie: si sono rivolte alla Carte Europea per i Diritti Umani e hanno
realizzato un documentario sulla mercificazione del corpo femminile: 'Il
corpo delle donne' di Lorella Zanardo. A giugno poco prima del G8
dell'Aquila un piccolo gruppo di professoresse universitarie italiane, me
compresa, ha invitato le First Ladies dei Paesi partecipanti a boicottare
l'avvenimento in segno di protesta. Nel giro di pochi giorni 15.000 donne e
uomini hanno firmato la nostra petizione per indurre le First ladies al
boicottaggio. Ovviamente lo scopo principale non era quello di convincere le
First Ladies a modificare i loro programmi di viaggio, ma nel prendere
posizione contro il comportamento sessista di Berlusconi. Oggi quanti
dissentono fanno fatica ad avere una certa visibilita'. Il suddetto appello
alle First Ladies, ad esempio, ha ottenuto una notevole attenzione da parte
dei mezzi di comunicazione internazionali, ma sulle pagine dei giornali
nazionali se ne e' parlato ben poco e radio e televisione lo hanno
praticamente ignorato. A dispetto di questi ostacoli, si ha la sensazione
che Berlusconi abbia esagerato e che i recenti scandali sessuali stiano
erodendo la sua popolarita'. Basta guardare i sondaggi. Tradizionalmente le
donne, unitamente alle classi a basso reddito, sono state grandi
sostenitrici di Berlusconi forse perche' guardano molto le sue emittenti
televisive. Sebbene all'epoca delle elezioni europee, Berlusconi potesse
contare ancora su un considerevole sostegno, i recenti scandali hanno fatto
scendere l'indice di approvazione di cui gode al di sotto del 50% con un
crollo notevole tra le donne. Il desiderio di far sentire la nostra voce e
di mobilitarci che si va diffondendo tra noi e' egregiamente sintetizzato in
una lettera inviata di recente da una lettrice italiana all'Unita': "sono
pronta. Decidete il luogo, il giorno e l'ora. Sono pronta a scendere in
piazza".

Ma in realta' cosa possono fare le donne italiane? Un passo importante
consiste nel far conoscere il dissenso, un compito arduo se si tiene conto
del fatto che la liberta' di parola vale solo nel senso piu' ampio del
termine per pochi giornali indipendenti e, principalmente, per Internet.
Dobbiamo cominciare a realizzare una documentazione sistematica dei casi di
discriminazione contro le donne. Inoltre abbiamo bisogno di una migliore
organizzazione. I movimenti gia' esistenti che dovrebbero essere i primi a
far sentire il dissenso (come la principale forza di opposizione, il Partito
democratico che appare paralizzato dalle lotte interne) non sono apparsi
sensibili ai molti segnali provenienti dalla base. Le donne dovranno
esercitare una maggiore pressione sui partiti di opposizione affinche' si
facciano portavoce del loro dissenso. Ma anzitutto le donne (e gli uomini)
che protestano debbono far sentire la propria voce con maggiore fiducia. Il
nostro Paese, a lungo caratterizzato da atteggiamenti anacronistici e
superati nei confronti delle donne, e' finalmente pronto a scendere in
piazza.

Di Chiara Volpato - (c) New York Times

Traduzione

di Carlo Antonio Biscotto

27 agosto 2009
http://unita.it/news/italia/87699/nyt_italiane_pronte_a_scendere_in_p...