domenica 19 giugno 2011

BINDI - INTERVENTO ALLA CONFERENZA NAZIONALE SUL LAVORO

"Essere poveri quando si lavora 
vuol dire che qualcosa non torna"

Questa frase tratta dall'intervento di Rosy Bindi alla Conferenza Nazionale sul Lavoro che si è tenuta a Genova, da l'idea della dimensione critica in cui versa il sistema occuzionale. Oggi, infatti, in Italia il lavoro non rende sufficiente dignità alle persone e il Paese è di fatto regredito nei valori e nei diritti.

Di seguito una parte dell'intervento di Rosy Bindi

Questa data è importante per dire che il PD ha capito i risultati del referendum: il Paese ci ha detto di puntare all'essenziale.

Quando segnavo il mio Sì sul quesito per l'acqua pensavo che quel sì significava salute e lavoro. Quando mettevo il mio Sì sul Legittimo impedimento pensavo alla Costituzione italiana dal primo all'ultimo articolo nei valori della legalità e dell'uguaglianza. L'Italia ha scelto la qualità dello sviluppo e anche il PD ha scelto di puntare all'essenziale: ambiente, crescita e diritti

Ci siamo ritrovati intorno al lavoro e questo non significa fare un passo indietro, un rifugiarsi nel passato. Non è così. Il centrodestra nel lavoro ha espresso tutta la sua sostanza: non ha affrontato le sfide del moderno ma ha considerato il lavoro come luogo di conflitti, alimentando le diversità, creando isolamento dei lavoratori. Soli verso il collega, verso il territorio, verso l'immigrato. La maggioranza ha superato il concetto fondamentale della concertazione che ci evitò la bancarotta nei primi anni 90 e ha mortificato l'unità sindacale e del lavoro. 

Mi domando ma un partito come il nostro, difronte a questa cultura che ha prodotto solo danni, dove il 30% dei giovani e il 60% delle donne sono fuori dal lavoro, dove 4 milioni di lavoratori sono precari, abbiamo un altro spazio per non affrontare il tema del lavoro con proposta alternativa per il Paese? In Europa ci sono modelli funzionanti. Ad esempio in Danimarca. Ma noi siamo italiani e dobbiamo adottare un tema con un modello italiano.

Il dibattito che emerge oggi non significa divisione ma solo ricchezza. Alla fine il messaggio dovrà essere profondamente unitario. Dovremo fare un sforzo culturale perché il lavoro non è solo fonte di reddito ma come dice la Costituzione uno strumento per la libertà e la dignità. Gli articoli e i principi della nostra Costituzione non sono affatto superati e continuano a ispirare noi come partito riformatore.

Che paese abbiamo costruito se il 30% dei giovani e il 60% delle donne nono sono messi in grado di dare il loro primo contributo alla crescita del Paese? Essere poveri quando si lavora significa che qualcosa non torna e a noi è toccato di vivere proprio in questa fase.

È la fine di un ciclo e l'inizio di un altro. Lo inizieremo noi sui valori che gli elettori ci hanno detto di costruire la nostra convivenza. Dallo Statuto dei Lavoratori conosciamo i principi che hanno ispirato le grandi riforme. Tali principi ispireranno anche le nostre proposte.

Facciamo qualcosa in particolare per le donne: sento che il governo vuole portare a 65 anni le pensioni per le lavoratrici  e ci dicono che è solo un adeguamento alla normativa europea. Questa non è una risposta per il welfare italiano. La risposta giusta è la lotta contro il precariato che colpisce 4 milioni di lavoratori; sono le politiche per le donne come avvengono in Germania (congedo parentale) o in Francia (assegni familiari): norme di uguaglianza e di sostegno.

Rinunciate al licenziamento in bianco. Se il Paese vuole crescere deve crescere anche dal punto di vista demografico.

Non si può fare a meno del contributo del 60% delle donne per lo sviluppo del Paese. Si tiene tutto se abbiamo a cuore il bene del Paese. Avremo il consenso e la forza di fare scelte difficili sapendo che gli italiani ci capiranno e ci seguiranno se diciamo dove vogliamo andare per il bene del Paese.


giovedì 16 giugno 2011

FIAT ED ENI SENZA DONNE NEL CdA



Dal Festival dell'economia di Trento
Al tavolo dei relatori del festival dell’economia non sembravano esserci dubbi sull’importanza di questo strumento sempre più usato nei Paesi industrializzati. Di sicuro non ne aveva e non ne ha Anna Maria Tarantola - vicedirettore generale della Banca d’Italia. 

Anche lei s’è fatta forte dei numeri: “Secondo un nostro studio se si arrivasse ad un 60% di occupazione femminile, il PIL salirebbe di ben sette punti”. Attualmente sono impiegate il 46% delle donne italiane a fronte del 66 per cento di uomini. “Un altro dato – ha proseguito la Tarantola – ci dice che le donne nei board in Italia sono ferme ad uno sconfortante 14%! Secondo me le quote rosa sono necessarie perché servono ad abbattere ‘soffitto di cristallo’. Non è detto che debbano restare per sempre, probabilmente basterebbe un periodo limitato. Certo vanno poi selezionate donne capaci, ma questo sono sicura non è un problema!”

 Anche l’unico uomo al tavolo è favorevole a questo “istituto” molto usato soprattutto nel Nord Europa. Si tratta di Corrado Passera, consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo che ha detto: “C’è un problema in Italia che si chiama record europeo di bassa occupazione femminile nelle aziende e secondo me le quote rosa possono essere la soluzione. Di sicuro qualcosa di forte va fatto. Io non ho idea di quanto potrebbe salire il PIL, certi numeri mi lasciano anche perplesso, ma di sicuro ci porterebbe una competenza complementare nei consigli di amministrazione”. 
 
Passera ha poi portato l’esempio concreto di Intesa Sanpaolo, il suo gruppo bancario che “si è mosso già da tempo, con una specie di ‘comunità interna’ per capire il perché di questa situazione. E’ chiaro – ha proseguito – che molto ruota attorno alla gravidanza ed ai primi anni dei figli, ma la problematica è più complessa. Noi abbiamo introdotto delle tutorship perché c’eravamo accorti che lo stacco per i figli creava un black-out di contatto con l’ufficio”. Il manager ha poi sottolineato come i “meccanismi di part-time tradizionali non sempre funzionano. Bisogna pensare ed introdurre nuovi tipi di flessibilità pensati specificatamente per la gestione dei bambini; anche perché la donna poi, quando rientra in azienda è più forte di prima. Noi abbiamo avuto un caso di rientro dalla gravidanza con una promozione. Sarà un episodio isolato ma è significativo”.

Prodiga di dati è stata invece nel suo intervento l’autrice che ha voluto presentare bene il “caso Norvegia”. “Qui, dopo aver introdotto nell’ormai lontano 2006 le quote rosa del 40% adesso sono già oltre: stanno pensando di introdurre nel top management delle quote riservate agli immigrati. E mi preme citare la genesi delle quote rosa in questo Paese nordico: lo spunto è venuto non dai sindacati ma bensì da un uomo, un ministro conservatore che si era accorto che le assunzioni nelle grandi imprese avvenivano secondo canali poco ortodossi come l’iscrizione a club o a interessi comuni, spesso sportivi, tra gli uomini co-optati”. 
 
Anche in Italia l’iter della proposta di legge è bipartisan: “In commissione parlamentare è a buon punto – ha spiegato la D’Ascenzo agli oltre 150 presenti in sala – e se venisse approvato, cosa molto probabile già a giugno, sarebbe un vero tsunami. Pensate solo che società come FIAT o ENI non hanno neanche una donna nei loro CDA!” Ma l’autrice riserva una stoccatina anche alle donne che nel libro, professionalmente, tanto difende: “Dobbiamo imparare a non essere invidiose tra noi. Bisogna cambiare atteggiamento, se non vogliamo essere condannate ad un’’invisibilità perpetua’ come è stata definita”.

Un ultimo intervento di Anna Maria Tarantola: “Io mi sono chiesta: perché le donne che fanno carriera ad alto livello sono spessissimo single, senza figli o separate? Risposta: perché la società non facilita chi vuole, oltre a lavorare, avere anche una famiglia. Non bisogna mettere le donne di fronte a questa scelta così pesante e così difficile, o famiglia o lavoro. All’uomo questo non è chiesto!”. Né in FIAT e né in ENI.
Fabio Pipinato (direttore di Unimondo)

giovedì 2 giugno 2011

FASSINO PRESENTA LA NUOVA GIUNTA - QUOTE ROSA 50%

E' stata ufficializzata nella giornata di ieri la nuova Giunta comunale del capoluogo piemontese.
Una giunta "giovane" e composta per il 50 per cento da donne, con otto assessori su dieci di prima nomina ma che "rispetta l'azione di buongoverno" della gestione Chiamparino, di cui conferma il vicesindaco e due dei componenti.
Così Piero Fassino ha presentato il nuovo esecutivo. "E' una squadra - ha detto - fortemente motivata, che incarna un mix tra rappresentanza politica, competenza, professionalità e ed esperienze nella società civile". Fassino, dopo avere fatto presente che la metà degli assessori ha fra i 30 e i 40 anni, ha sottolineato che l'esecutivo è composto per il 50 per cento di donne: "siamo la prima grande città italiana ad adottare questo criterio, che seguiremo anche per le rappresentanze del Comune negli enti di secondo livello".