mercoledì 30 marzo 2011

LAMPEDUSA: I BAMBINI INVISIBILI

La denuncia dell'avvocato Alessandra Ballerini di Genova sulla drammatica situazione degli immigrati "minori non accompagnati"

Report da Lampedusa. 21.3.2011.
Duecento minori abbandonati a loro stessi. Costretti a dormire per terra, per settimane, al freddo, nella sporcizia. Senza coperte, senza acqua per lavarsi. Senza genitori. Senza un nome.
Questa la situazione dei bimbi e dei ragazzini sbarcati nelle ultime tre settimane nell'isola di Lampedusa.
Minori di cui nessuno parla. Minori senza genitori, "non accompagnati" come si dice in gergo giuridico. Affidati alle onde da qualche parente pietoso, per sottrarli alla fame e alle rivolte. Posati su una barca in legno colma di adulti. Con la prua rivolta verso la speranza Italia. Meta obbligata per i nordafricani.
Minori sopravvissuti ai capricci del mare, al freddo ed agli adulti. Vivi per scommessa. Approdati in uno Stato dove nessuno li vuole. Piccoli, con occhi adulti e sorrisi di bimbi. Parlano solo arabo, forse non sono mai andati a scuola. Ti guardano con speranza e curiosità. Si esprimono a gesti. Il segno della pistola per dire la fine che hanno fatto i genitori nelle rivolte della primavera araba. Il segno del volante per dirti che volendo sanno anche guidare, che sono disposti a qualunque lavoro pur di restare, Già sanno che sono le braccia che vogliamo in questo Paese non certo gli uomini né tantomeno i bambini.
Minori che questo Governo ignora, in barba a tutte le leggi ed alle Convenzioni internazionali. Minori neppure identificati, abbandonati a loro stessi ed alla cura di pochi eccezionali volontari.
Minori che avrebbero tutti i diritti. Almeno sulla carta. Il diritto ad essere accolti, sfamati, tutelati, integrati, affidati, protetti.
Minori che non hanno niente. Nessuna istituzione che si curi di loro. Nessuna accoglienza. Neppure un materasso o delle coperte. Neppure una doccia o un pasto caldo. Neppure un'identità. Tantomeno diritti.
Se riusciamo a privare dei diritti fondamentali a dei bimbi, se riusciamo ad ignorarli, ad abbandonarli a loro stessi in attesa che cedano, che scompaiano perchè non ci turbino, siamo definitivamente usciti dalla civiltà.
Io però quegli occhi di bimbi li ho visti. Ed esigo che il mio Paese, che è uno Stato di diritto, il diritto lo rispetti. Il nostro diritto a non vergognarci di un Governo incapace di accogliere 200 minori, e il diritto di chi, più vulnerabile di tutti, chiederebbe (se qualcuno lo ascoltasse) accoglienza e protezione.
Non proteggere questi minori non è solo immorale ma anche illegale. Il Governo ogni giorno si rende responsabile delle condizioni inumane in cui sta facendo vivere questi bimbi e ragazzini da settimane, mettendone in serio pericolo la salute.
Ignorare i loro sguardi, i loro diritti, i loro bisogni è criminale.

E io non voglio sentirmi complice.

venerdì 25 marzo 2011

ALLA FACCIA DEL TEMPO

 
Donne comuni sicure di sè e del loro aspetto naturale, che vivono con tranquillità il passare del tempo. Nelle foto di Toni Thorimbert, esposte nella Stazione Centrale di Milano dal 1 al 30 aprile, si parla di donne che hanno la serenità di comunicare valori lontani dagli stereotipi della bellezza perfetta, modellata sui canoni estetici prodotti dalla società e dai media
Su Repubblica le foto (clicca QUI)

mercoledì 23 marzo 2011

EGITTO: TEST DI VERGINITA' ALLE MANIFESTANTI

 
In diversi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, la popolazione sta manifestando perchè si adottino riforme economiche, politiche e sociali. Dall'Egitto arriva una denuncia da parte di alcune donne che sono state arrestate durante una manifesazione di piazza il 9 marzo. Alcune di loro hanno coraggiosamente denunciato ad Amnesty International che i militari, dopo avere disperso con violenza i manifestanti, hanno arrestato 18 donne. Queste sono state sottoposte al test della verginità. 

Una ragazza di 20 anni racconta:"Sono stata arrestata e portata al carcere militare. Mi hanno costretta a togliere tutti i vestiti e sono stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattarmi foto completamente nuda. I "test di verginità" sono stati eseguiti in un'altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. "Quelle trovate non vergini", sono state incriminate per prostituzione."

Un'altra donna riferisce di essere stata picchiata e torturate perchè non vergine.

"Le donne e le ragazze devono poter esprimere il loro punto di vista sull'Egitto e protestare contro il governo senza essere arrestate, torturate o sottoposte a trattamenti profondamente degradanti e discriminatori" ha affermato Amnesty International, che continua "Costringere le donne a sottoporsi al 'test di verginità' è profondamente inaccettabile. Il suo obiettivo è degradare le donne in quanto tali"

mercoledì 9 marzo 2011

INTERVISTA A LORENA RAMBAUDI

Assessore alle Politiche Sociali, Terzo Settore, Cooperazione allo Sviluppo, Politiche Giovanili, Pari Opportunità della Regione Liguria
Roma, 7 marzo. Autonomie locali, con tagli Pari Opportunita' a rischio.
Dalle azioni per conciliare i tempi di vita e di lavoro ai posti negli asili nido: la scure dei tagli, con cui hanno a che fare le autonomie locali, si allunga anche sulle politiche per le Pari opportunità.
E, alla vigilia dell'8 marzo, le rappresentanti di Regioni e Comuni spiegano, all'ADNKRONOS, che la sforbiciata mette a rischio "il mantenimento dei servizi".
"Nel 2010 era stato raggiunto un accordo tra Regioni e ministero della Famiglia affinché i 100 milioni di euro dedicati alla famiglia e all'infanzia, che il ministero trasferiva alle Regioni, potessero essere usati a discrezione delle Regioni sia per l'apertura di nuovi servizi sia per sostenere quelli esistenti, in base alle diverse situazioni presenti sul territorio. Una prima battaglia del nostro coordinamento è stata proprio avere questa possibilità di piani di utilizzo", ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali della Liguria Lorena Rambaudi, coordinatrice della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni.
Quest'anno però la situazione cambia: "Per il 2011 - afferma Rambaudi - sappiamo che i 100 milioni sono stati tagliati a 52 mln. E sebbene non ci sia stato ancora ufficializzato, sappiamo che il ministero intende tenere le risorse per iniziative nazionali". Non solo. "Due anni fa il piano per le pari opportunità contava su 60 milioni di euro, che ora sono passati piu' o meno a 2 milioni di euro", riferisce la coordinatrice della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni.
"Per le prospettive siamo molto preoccupati - dice l'assessore Rambaudi - se non ci sono più risorse i servizi rischiano la chiusura o, sicuramente, non ci saranno implementazioni. Sulle risorse del 2011 attendiamo dati precisi e appena li avremo, ci muoveremo perchè su questa partita c'è un accordo trasversale".
Per la coordinatrice della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni, la sforbiciata rischia di far fare passi indietro su quanto è stato fatto finora: "Siamo arrivati a un punto positivo di maturazione dell'idea che la conciliazione si può fare se un ente pubblico riesce a garantire una rete di sostegno e se le aziende cercano di adeguare il lavoro con i tempi delle donne - conclude Rambaudi - Dall'altro il problema è che i servizi, costruiti con fatica, rischiano di essere smantellati o comunque sono a rischio".

Roma, 7 marzo. Donne solo al 10% nei vertici delle autonomie localiOttocentoquarantasette donne sindaco su oltre 8mila Comuni italiani, solo tredici presidenti nelle 110 Province, appena due governatrici tra i venti presidenti di Regione.
Arranca intorno al 10% la rappresentanza femminile nelle autonomie locali. Alla vigilia della festa della donna, le rappresentanti delle Pari opportunità di Comuni, Province e Regioni sottolineano all'ADNKRONOS le azioni necessarie per realizzare un'effettiva parità di genere in politica e non solo. Guardando, perchè no, anche alle quote rosa.
Secondo l'ultimo rapporto 'Le donne e la rappresentanza' di Cittalia - Fondazione Anci Ricerche e Anci, del luglio 2010, le donne rappresentano il 18,2% degli oltre 118mila amministratori comunali italiani. Secondo l'elaborazione di Cittalia sui dati del Ministero dell'Interno e sulla rilevazione di Anci-Cittalia, le donne sindaco sono poco piu' del 10% del totale dei sindaci eletti: 847 contro i 7.154 uomini. Non va certo meglio per quanto riguarda la posizione di vicesindaco, ricoperta da 885 donne mentre i colleghi sono ben 4.953. Ma il gentil sesso non spopola neppure in giunta: 5.123 le donne, contro 21.089 assessori.
La presenza femminile aumenta invece, anche se di poco, nei consigli comunali (18,7%): 63.645 gli uomini, 14.663 le donne. In base ai dati del rapporto Anci-Cittalia, le donne nei Comuni sono comunque piu' presenti nelle regioni del Nord-Est (78,1% uomini, 21,9% donne) e del Nord Ovest (78,6% uomini, 21,4%). Le percentuali calano al Centro, dove la partecipazione femminile scende a 19,1%, ed è in picchiata nelle Isole (15,3%) e al Sud (11,6%). (segue)
Nelle assemblee regionali su 1.114 consiglieri eletti le donne sono 122
Nelle Province il panorama non cambia: in base ai dati aggiornati dell'Anagrafe degli amministratori locali e regionali del Ministero dell'Interno oltre a due commissari straordinari e a un commissario prefettizio, alla guida dei governi provinciali ci sono 94 uomini a fronte di 13 donne. Le cifre registrate dall'Anagrafe non sono certo piu' incoraggianti se si guarda alla composizione delle giunte: 611 gli assessori uomini mentre il dato delle colleghe scende a 128. Ancora, solo 347 gli 'assessorati' in rosa.
Stesso copione nelle Regioni: Renata Polverini, nel Lazio, e Catiuscia Marini, in Umbria, sono le uniche due governatrici. Ma, anche prima delle ultime elezioni regionali, le donne alla guida di una regione erano soltanto due (Mercedes Bresso in Piemonte, Maria Rita Lorenzetti in Umbria).
Nelle assemblee la rappresentanza femminile non va molto meglio: su 1.114 consiglieri eletti le donne sono 122 e sono in 'rosa' solo le presidenze del consiglio regionale della Sardegna e del consiglio della Provincia autonoma di Bolzano.
La questione non è invece ancora approdata nella Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni, come spiega la coordinatrice, l'assessore alle Politiche sociali della Liguria Lorena Rambaudi: "non è abbiamo ancora discusso, forse anche perché nella stessa Commissione vi sono per la maggioranza assessori uomini".
"Nella Regione Liguria siamo quattro donne in giunta ma in consiglio anche da noi la rappresentanza è limitata", osserva Rambaudi spiegando che l'idea è quella di "rivedere la legge elettorale sull'esempio della Campania, che ha previsto la doppia preferenza solo se si indicano differenti generi".
"Da giovane - racconta Rambaudi - pensavo che le quote rosa fossero sbagliate ma vedendo come è difficile per le donne emergere nella politica, ora credo che sia giusto introdurle".

INTERVISTA ALL'AGENZIA DI STAMPA ADNKRONOS


LE DONNE INVISIBILI DELL'UNITA' D'ITALIA


P.E.N.E.L.O.P.E. Donne del Ponente per le Pari Opportunità”  festeggia la Giornata Internazionale della Donna e  i 150 anni dell’Unità d’Italia, con un evento particolare sulle “Donne invisibili dell’Unità d’Italia”: un momento di riflessione sulle tante eroine non celebrate e dimenticate.
Molte sono le figure di donne che hanno contribuito in modo rilevante e originale al Risorgimento e che hanno lavorato per la conquista dell’indipendenza italiana, ma che nei libri di storia non compaiono.
 
Con questa occasione vogliamo tentare di far uscire dall’oblio qualche figura femminile che ha realmente contribuito al progresso della storia.
 
Ti invitiamo a partecipare a
 
“LE DONNE INVISIBILI DELL’UNITÀ D’ITALIA”
un percorso di immagini, testi, musiche, dedicato a eroine emarginate o sconosciute
 
SABATO 12 MARZO ore 16,30
a Bordighera, Sala Rossa del Palazzo del Parco.
 
Anche il rinfresco offerto a conclusione dell’incontro sarà un omaggio al ruolo femminile nel Risorgimento.
 
 

domenica 6 marzo 2011

LE DONNE SONO CONTRO IL NUCLEARE...

...Perchè sono più lungimiranti e pensano al futuro della specie
Dopo l’intervista a La Stampa di Umberto Veronesi («è l’energia del futuro»), i membri del comitato scientifico dell’Isde contestano le tesi dell’oncologo. «Da lui omissioni e superficialità».
Ernesto Burgio, Angelo Baracca
L’intervista rilasciata da Umberto Veronesi a La Stampa lascia allibiti per la sicumera con cui il professore si lascia andare ad affermazioni prive di supporto scientifico, rischiando di banalizzare una tematica estremamente complessa e di condizionare con la propria “autorità” l’opinione pubblica, sempre più costretta a subire l’offensiva mediatica della potente lobby nuclearista.  Non ci è possibile ribattere in poche righe e in questa sede la lunga serie di affermazioni discutibili messe in campo dal professore: ci limiteremo a contestare alcuni passaggi di quella che appare come una superficiale apologia della fonte energetica in assoluto più dispendiosa e pericolosa per la salute umana.

Una fonte che non alleggerirebbe in alcun modo la dipendenza dal petrolio, poiché oggi solo il 5% dell’energia elettrica è generata con questa fonte, che è usata per la maggior parte nei trasporti e nell’industria e non può essere sostituita dal nucleare, con cui si produce solo energia elettrica. Tanto più che negli ultimi 10 anni, in Italia, è stata installata nuova potenza elettrica equivalente a ben 12-15 reattori nucleari (ed ulteriore potenza è in attesa di autorizzazione), senza che questo abbia portato alcun beneficio agli utenti: perché produrre elettricità nel nostro paese è oggi soltanto business e l’eventuale “ritorno” al nucleare sarebbe un enorme business di pochi a danni di molti. è inoltre probabile che l’uranio si esaurirà prima dei combustibili fossili, ai ritmi di consumo attuali (per cui è assurdo parlare di centrali in grado di operare per 60 anni): figuriamoci poi se vi fosse un rilancio del nucleare.

Ma per fortuna anche questa è una colossale favola. Basterebbe leggere i più autorevoli giornali internazionali per sapere che la strombazzata rinascita nucleare non esiste, a causa dei costi fuori controllo, dei problemi, delle incognite, dei ritardi nei tempi di costruzione; che gli Usa hanno in costruzione un solo reattore (un secondo è stato cancellato), mentre in Europa gli unici due in costruzione (in Finlandia e in Francia) procedono tra mille intoppi, che hanno già causato un raddoppio dei costi e dei tempi.

Il fosco avvenire che Veronesi dipinge in assenza del nucleare non impensierisce Paesi come l’Austria, la Danimarca ed altri, che escludono il ricorso a questa fonte e puntano all’autosufficienza energetica con le fonti rinnovabili (quelle fonti che L’Europa si prodiga a sviluppare mentre il nostro Governo, con grande e più che sospetta puntualità, si prodiga a disincentivare). è invece noto a tutti gli esperti che tanto la Germania che la Francia, optano per prolungare la vita operativa dei reattori esistenti: una scelta estremamente rischiosa, perché l’invecchiamento aumenta le probabilità di incidenti (è stata segnalata un’anomalia all’impianto d’emergenza in ben 34 reattori francesi, in funzione da 30 anni, che potrebbe rendere insufficiente il raffreddamento in caso di incidente, e causare fino alla fusione del nocciolo!) anche perché il bombardamento neutronico mina le strutture.

E infatti gli incidenti alle centrali sono in aumento in tutti i paesi (altro dato che il Professore evidentemente non conosce o trascura): al punto che persino in Francia, che rappresenta nell’immaginario collettivo il paese del “grande consenso” al nucleare civile e militare, stanno crescendo i dubbi e le ansie, dopo che alcuni sevizi televisivi sono riusciti a divulgare i dati concernenti il quadro preoccupante della contaminazione radioattiva del territorio.

Ma l’aspetto più disarmante è la leggerezza con cui colui che il redattore di La Stampa definisce il più famoso medico d’Italia considera gli effetti biologico-sanitari della radioattività. Un incidente nucleare grave è in grado di contaminare un intero emisfero: eppure Veronesi “liquida” con poche battute persino la catastrofe di Chernobyl, così affiancando quei “nuclearisti” che a fronte di una realtà drammatica, costituita da città fantasma e da migliaia di casi accertati di tumori infantili a carico di tiroide e midollo, sono tuttora capaci di sostenere che le vittime del disastro sarebbero poche decine.

Dimenticando che scienziati e ricercatori di chiara fama, che hanno dedicato la loro vita a documentare gli effetti di una nube radioattiva che ha colpito non solo URSS, Ucraina e Bielorussia, ma l’Europa intera, parlano di un milione di vittime! Come può un oncologo accettare di dirigere un’Agenzia per la Sicurezza del Nucleare, ignorando o trascurando questi studi? Come può il professor Veronesi non sapere che già negli anni ’90 solo in Bielorussia e Ucraina i casi accertati di carcinoma infantile della tiroide furono quasi 1000 (con un incremento di 30 volte e addirittura di 100 volte nelle zone più vicine a Chernobyl). Come può non sapere che da alcuni anni aumentano, in molti altri Paesi europei, le segnalazioni di incrementi di leucemie infantili direttamente correlate alla dispersione di isotopi radioattivi del cesio che permangono in ambiente e catene alimentari per decenni?

Come può un oncologo di chiara fama non sapere che alcuni ricercatori russi hanno pubblicato, su riviste prestigiose come Science e Nature, i risultati di studi e ricerche che dimostrano come i figli dei cosiddetti “liquidatori” di Chernobyl, siano portatori di alti tassi di mutazioni: un dato che può chiarire non soltanto i dati, lungamente contestati, concernenti l’incremento di leucemie in bambini nati da genitori residenti nei dintorni di impianti nucleari inglesi, ma anche e soprattutto i risultati allarmanti di un recente studio tedesco, noto con l’acronimo KIKK (Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken, Cancro infantile nei dintorni delle centrali nucleari), che ha descritto 1592 casi di tumori solidi (molti dei quali di origine embrionale) e 593 leucemie infantili in bambini di età inferiore a 5 anni, residenti negli anni 1980-2003 nei dintorni delle 16 centrali tedesche.

Tanto più che importanti studi scientifici documentano il rilascio di isotopi radioattivi (trizio, cripto, ecc) in ambiente e catene alimentari durante il normale funzionamento delle centrali e che l’introduzione di materiale radioattivo per via alimentare in piccole dosi quotidiane, rappresenta con ogni probabilità la modalità di esposizione più pericolosa, anche perché collettiva e difficilmente valutabile. E infine il “banale” problema dei residui nucleari, che costa ancora agli italiani 400 milioni di euro l’anno (almeno 10 miliardi dal 1987, e chissà per quanti anni ancora).

Come può il professore non sapere che nessun Paese al mondo ha ancora trovato una soluzione per il problema delle scorie nucleari e che depositi geologici sicuri esistono solo nell’immaginazione di alcuni “nuclearisti”; che Yucca Mountain dopo decenni di lavori e milioni di dollari spesi è stato definitivamente accantonato, e gli americani non sanno più dove mettere gli enormi quantitativi di combustibile esausto sparsi in una settantina di siti; che nel deposito di Asse in Germania si sono trovate (solo ora !) infiltrazioni d’acqua che minacciano un vero disastro e richiederanno spese colossali per il recupero e il trasferimento (dove?) dei fusti.

A questo proposito, in verità, il professore una soluzione la propone: sostiene che si tenderebbe a individuare un unico sito per Continente e che, per fortuna, l’Italia non sarebbe stata individuata quale sito ideale di questo stoccaggio. Speriamo che chi ha dato queste informazioni al prof. Veronesi non intendesse far riferimento a quella che taluni soggetti prospettano come l’unica soluzione possibile per materiali che rischiano di inquinare l’intera ecosfera per millenni (non è certo consolante il fatto che il continente designato a discarica planetaria non sarebbe in tal caso né l’Europa, né il Nordamerica). è facile prevedere che nei prossimi giorni si scateneranno le critiche contro un “oncologo famoso” che non si perita di fare affermazioni pubbliche tacciabili quantomeno di leggerezza.

Alcuni probabilmente arriveranno ad accusarlo di inconfessabili conflitti d’interesse (in questo caso particolarmente gravi, visto il ruolo di garante della salute pubblica che il professore ha accettato di ricoprire). Noi siamo convinti che molte delle cose che abbiamo elencate il professor Veronesi non le sappia davvero e che ciò sia comprensibile in una persona che non si  è mai occupata di questa materia. Siamo però anche convinti che il permanere in una simile condizione di “ignoranza” sarebbe pericoloso e rischierebbe di nuocere gravemente alla figura di un medico famoso, che anche in quest’ultima intervista afferma come proprio valore assoluto la certezza che i rischi per la salute siano minimi e di voler dedicare i prossimi anni ad assicurare i cittadini che non correrebbero alcun rischio.

giovedì 3 marzo 2011

TUTTI I VIDEO DI DONNE IN PIAZZA










 Un ringraziamento a tutti e in particolare al service che quella sera non è mai stato menzionato

mercoledì 2 marzo 2011

MARZO DELLE DONNE LE INIZIATIVE NELLA PROVINCIA DI IMPERIA

vignetta di Tiziano Riverso
·         sabato 5 marzo-ore 17,30- Sanremo-CID-  conversazione/intervista con Daniela Rossi (scrittrice) e Laura Guglielmi (giornalista) -Federazione Operaia Sanremese (FOS) via Corradi;

·         lunedì 7 marzo-ore 17,30-Sanremo-CID- film-documentario (Videocracy) -Federazione Operaia Sanremese (FOS) via Corradi;

·         martedì 8 marzo-Sanremo-CID- proiezione del film  : LA DONNA CHE CANTA di D. Villeneuve-  CinemaTabarin (spettacoli  ore16-19-22);

·         mercoledì 9 marzo-ore 20,30- Imperia- “Comitato Se non ora quando”- proiezione del film “We want sex?”- Cinema Imperia di Oneglia;

·         sabato 12 marzo-ore 16- Imperia- “Comitato Se non ora quando” manifestazione provinciale per la scuola e la costituzione, in adesione a quella nazionale, luogo del concentramento piazza Bianchi;

·         sabato 12 marzo-orario non specificato- Bordighera- PENELOPE, iniziativa su "Le donne invisibili dell'Unità d'Italia", luogo non specificato;

·         sabato 19 marzo- 15,30- Albenga- Associazione donne e mamme mussulmane, Migrantes diocesana, “No ai Matrimoni Forzati”, Sala delle conferenze della parrocchia Sacro Cuore, via Trieste. Locandina allegata.

·         domenica 20 marzo-orario non specificato- Soldano- PENELOPE,replica  iniziativa su "Le donne invisibili dell'Unità d'Italia" – Luogo non specificato;

·         sabato 26 marzo-ore 16,30/17- Imperia- associazioni varie- PRIMAVERA DELLA LEGALITA’ arrivo in Piazza della Vittoria della staffetta che partirà da Bordighera e passerà di mano in mano lungo la ciclabile in varie tappe attraverso i comuni costieri tra cui Sanremo ed Arma-Tagga. 

martedì 1 marzo 2011

Incontri per l'8 marzo a Sanremo

L'iniziativa del C.I.D, Centro Iniziativa Donne, prevede per sabato 5 marzo ore 17.30, alla Federazione Operaia di Sanremo in via Corradi 47, l'incontro con la scrittrice Daniela Rossi e la giornalista Laura Guglielmi in una conversazione dal titolo " Il mondo delle cose senza nome"
Lunedì 7 marzo, stesso luogo stessa ora, visione del film "Videocracy". Un film che offre parecchi spunti di riflessione sulla società dell'apparenza.
Il ciclo degli incontri si conclude martedì 8 marzo al Cinema Teatro Centrale, sala Tabarin, con la proiezione del film "La donna che canta". Il biglietto è in promozione a 4 euro e il film sarà visibile alle 16.00, alle 19.00 e alle 22.00